Desde la Confederación General del Trabajo, nos solidarizamos y recordamos a todas las personas migrantes fallecidas en sus puestos de trabajo

Las compañeras de la Unión Sindical Italiana (USI) nos recuerdan que el 8 de agosto de 2018 se cumplen 62 años de la muerte de 252 trabajadores de la Minería en Bélgica, entre los cuales, 136 eran inmigrantes italianos.

En la “civilizada Europa”, no acogedora siguen muriendo personas migrantes en sus puestos de trabajo. Hoy como ayer, desde las minas de Bélgica hasta las campiñas de la Capitanata en Puglia, la dignidad y la seguridad en el trabajo se conjuga con la lucha antirracista y contra la explotación patronal y del capitalismo salvaje.

MARCINELLE (Belgio) 8 AGOSTO 1956 – 8 AGOSTO 2018 STRAGE DI MINATORI

MANTENIAMO LA MEMORIA STORICA SU 262 MORTI, (136 IMMIGRATI ITALIANI)

NELLA “CIVILE EUROPA”, NON ACCOGLIENTE, ANCORA MORTI SUL LAVORO, di IMMIGRATI.

IERI COME OGGI, DALLE MINIERE IN BELGIO FINO ALLE CAMPAGNE DELLA CAPITANATA IN PUGLIA,

LA DIGNITA’ E LA SICUREZZA SUL LAVORO, SI CONIUGA CON LA LOTTA ANTIRAZZISTA E CONTRO LO SFRUTTAMENTO DEL CAPORALATO E DEL CAPITALISMO SELVAGGIO.

RICORDIAMO UNA DATA, l’8 AGOSTO 1956. 62 anni fa, la strage su lavoro nella miniera di MARCINELLE in Belgio. Il bilancio finale fu di 262 morti, di cui 136 di emigrati italiani. Causa della strage operaia, un incendio scoppiato a quota 975 della miniera, nel distretto carbonifero di Charleroi, i minatori morirono a causa di un incidente banale, UCCISI SUL LAVORO soprattutto dalla «premeditata» imprevidenza, dalla mancanza di elementari misure di protezione, dalla disorganizzazione.

Uno degli eventi luttuosi dell’immigrazione italiana all’estero, in base ad accordi tra i Governi belga e italiano, forza lavoro e braccia in cambio di quote di carbone per la «ripresa economica». Nel linguaggio locale, un misto tra il francese e il dialetto, fu detta «La catastròfa».

Per molti anni, nessun Presidente della Repubblica Italiana, nessun esponente del Governo italiano, si è recato sul luogo della strage di Marcinelle, nè si impegnò a sostegno delle vittime e dei familiari, nessun intervento istituzionale durante l’inchiesta successiva al disastro sul lavoro, con una giustizia inerte di fronte a questo «massacro annunciato». OGGI, sarà presente l’attuale Ministro degli Esteri.

A tanti anni di distanza dalla strage e in una fase nella quale in Europa, in Italia, continua la fuga di centinaia di migliaia di disperati e disperate, non solo dalla fame e dalla miseria, ma anche da persecuzione religiose, politiche, dalle discriminazioni etniche, con forme di sfruttamento bestiale e un mercato che ricorda quello, abolito formalmente, della schiavitù e della tratta di di esseri umani, questa storia di emigrazione e di immigrazione (italiana, questa volta) dovrebbe farci riflettere. La sola rievocazione del fatto, non dovrebbe lasciare insensibili coloro che oggi, in Italia come nella «civile» Unione Europea con tante direttive sulla salute e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, parla di «flussi programmati»e di «integrazione», o di «invasione», quando si riferisce al fenomeno dell’immigrazione, come se fosse già dimenticato quello che subirono i nostri antenati, bisnonni, nonni…emigrati e immigrati nei Paesi «ricchi» per uscire dalla quotidiana miseria e alla ricerca di un destino e di un futuro migliore.

Spesso pagato a caro prezzo di vite umane, come a Marcinelle, non dovremmo mai dimenticare i cartelli davanti a negozi ed esercizi pubblici “…vietato l’ingresso ai cani e agli italiani”. Non facciamo anche da noi, quello che fecero ai nostri connazionali, in termini di discriminazione, intolleranza e razzismo. OGGI COME IERI, CON I MORTI DI BRACCIANTI NELLE CAMPAGNE DELLA CAPITANATA E NEL NOSTRO “BEL PAESE”, sottoposti a regime di semischiavitù e del caporalato, quindi della criminalità organizzata che sfrutta forza lavoro per pochi soldi e ottiene comunque margini di profitto e di controllo sociale, non sono sufficienti alcuni controlli DOPO che avvengono morti e disgrazie “annunciate”, sono fattori di sfruttamento sul lavoro e del lavoro, che vanno combattuti sempre e in funzione preventiva, all’interno della generale “lotta di classe” per la liberazione da sfruttamento e dominio, collegando la lotta contro le discriminazioni, l’intolleranza, la barbarie di matrice razzista, anche se non esplicita, con la lotta contro lo sfruttamento salariale, di riduzione di diritti e di dignità delle persone, che lavorano e producono comunque la “ricchezza sociale” italica.

l’Italia rimane pur sempre un PAESE DOVE LA SALUTE E’ CONSIDERATA UNA MERCE, LA SICUREZZA NON SOLO SUI LUOGHI DI LAVORO MA SUI TERRITORI (inquinati, devastati, senza manutenzione, rimboschimento, o controlli seri in termini preventivi), E’ VISTA DA PADRONI E GOVERNANTI COME «UN COSTO» DA RIDURRE O ELIMINARE PER MANTENERE, IN REGIME DI «CRISI PERMANENTE», UN MARGINE PUR MINIMO DI PROFITTO, UN’OCCASIONE PER LUCROSE SPECULAZIONI FINANZIARIE, EDILIZIE, o come smaltimento illecito di scorie e deposito di materie pericolose, inquinanti sui territori.

NOI NON DIMENTICHIAMO, PERCHE’ CHI NON HA MEMORIA, NON HA UN FUTURO E NONOSTANTE TUTTO, SIAMO ANCORA TENACEMENTE DETERMINATI, A LOTTARE COLLETTIVAMENTE, AD ESSERE SOLIDALI, PER UN ALTRO FUTURO…POUR UN AUTRE FUTUR

Usi Unione Sindacale Italiana segreteria nazionale confederale

Roma/Milano/Udine/Caserta 8 agosto 2018

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